Saluti del Segretario Generale (Ulisse) e del Comitato Centrale

(nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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15 giugno 2017

Saluto del (n)PCI in occasione della presentazione di Il proletariato non si è pentito (Festa della Riscossa Popolare)


Cari compagni,

ringrazio i membri della Federazione Toscana del Partito dei CARC che hanno dato al nuovo PCI la possibilità di parlarvi e ne approfitto per illustrare perché noi riteniamo molto utile studiare e far conoscere Il proletariato non si è pentito, il libro curato dalla compagna Adriana Chiaia e pubblicato da Giuseppe Maj Editore nel 1984.

Questo libro mostra che lo Stato della borghesia italiana, fin dalla sua costituzione nel 1861, ha condotto contro le masse popolari italiane, a incominciare dai contadini del Meridione, un’incessante opera di repressione feroce, senza farsi scrupolo di violare le sue stesse leggi. E a ulteriore documentazione di questi inizi segnalo il film Bronte (1972) Florestano Vancini. (https://www.youtube.com/watch?v=N5w8LLk_6Ok)

Quindi è un libro che educa all’odio di classe e alla lotta di classe. Insegna che l’amore per gli oppressi e gli sfruttati, per le donne angariate e gli immigrati, per i bambini delle masse popolari, senza odio contro gli italiani che li sfruttano e opprimono, diventa compassione, carità e misericordia: cose con cui preti e signori nascondono i loro crimini.

È un libro che educa a resistere alla repressione. La presentazione di questo libro cade quindi nel momento giusto. Con le misure repressive emanate proprio nei mesi scorsi dai ministri Andrea Orlando e Marco Minniti del governo Gentiloni-Renzi, la Repubblica Pontificia cerca di soffocare l’effervescenza che cresce tra le masse popolari italiane e l’incostituzionale commutazione di molte pene in multe è la conferma che le misure sono rivolte proprio contro i proletari: siamo eguali di fronte alla legge, ma i ricchi delle multe se ne infischiano perché di soldi loro ne hanno quanti ne vogliono.

Questo libro illustra bene anche che la miseria, l’ignoranza e tutte le altre disgrazie delle masse popolari italiane, sono dovute principalmente ai signori italiani. Insegna quindi che se i signori di altri paesi, in particolare se gli imperialisti americani con la NATO devastano il nostro paese e lo usano come base per l’aggressione di altri paesi, lo fanno con il consenso, la collaborazione e il servilismo dei capitalisti e del clero italiani. Questo insegnamento cade bene in un momento in cui i signori e i loro servi fascisti fomentano il razzismo. Il libro insegna che è con i capitalisti italiani che dobbiamo anzitutto regolare i conti.

Ma sarebbe sbagliato limitarsi a questo motivo, sarebbe addirittura fuorviante. È infatti molto diffusa l’idea che la borghesia è riuscita a mantenersi al potere e a sconfiggere i movimenti rivoluzionari delle classi oppresse grazie alla repressione feroce e senza scrupoli. Questa tesi è assolutamente sbagliata, è una concezione disfattista. Se infatti fosse vera, nessuna rivoluzione sarebbe possibile: alle classi dominanti basterebbe reprimere abbastanza ferocemente per venirne a capo. E invece in altri paesi le rivoluzioni hanno vinto. Quest’anno è il centenario della vittoria della rivoluzione socialista in Russia, della Rivoluzione d’Ottobre nel 1917 che dette i natali all’Unione Sovietica di Lenin e di Stalin e sollevò nel mondo la prima ondata della rivoluzione proletaria. Anche in Italia nel 1945 la Resistenza ha vinto e da lì è nata la Costituzione del 1948 con le sue misure e principi progressisti che poi fin dai primi giorni subito dopo il varo della Costituzione i capitalisti e il clero hanno in gran parte ignorato, aggirato o addirittura apertamente violato.

Ebbene questo libro fornisce molti documenti, specialmente nella seconda e terza parte, che mostrano che la borghesia non riuscì a stroncare le Organizzazioni Comuniste Combattenti, e in particolare le Brigate Rosse, grazie alla repressione. Questa fu feroce e ancora oggi più di 20 compagni sono rinchiusi nelle prigioni della Repubblica Pontificia di Francesco il Misericordioso. Ma la borghesia riuscì a stroncare le Brigate Rosse principalmente a causa delle deviazioni dalla concezione comunista del mondo dei loro dirigenti e militanti. È la principale lezione che noi comunisti abbiamo tratto dalla lotta di classe degli anni ’70. È grazie a questa lezione che abbiamo dedicato tante energie all’assimilazione del marximo-leninismo-maoismo e che oggi insistiamo perché cresca il numero dei compagni che si impegnano ad assimilare la concezione comunista del mondo, crescano i corsi di formazione e crescano le iniziative di propaganda.

La rivoluzione socialista è possibile e necessaria, ma non scoppia: è una guerra che le masse popolari e in primo luogo gli operai fanno contro la borghesia. Ma le masse popolari sono in grado di farla solo se i comunisti formano un partito che conquista la fiducia delle masse popolari e sulla base di questo le dirige a lottare contro la borghesia fino a instaurare il socialismo. Le masse popolari, anzi l’umanità intera hanno bisogno del socialismo e del comunismo, ma è come una popolazione che ha bisogno di una casa per proteggersi dalle intemperie che montano sempre più forti da ogni parte: la casa non sorge perché ne hanno bisogno. Anche se in natura c’è tutto quello che occorre per fabbricarla, non basta: occorrono organizzazione, un progetto, un piano e una direzione. E la borghesia e il clero ricorrono a ogni mezzo perché le masse popolari non siano capaci di darseli: pensare per chi non è stato educato dall’infanzia a farlo è l’attività più difficile e faticosa per gli esseri umani. Ci vuole il particolare sforzo che ogni comunista individualmente fa e la particolare disciplina che si dà, più la scuola del Partito, per imparare a pensare al livello necessario per fare la rivoluzione socialista.

La combattività delle masse popolari cresce e si diffonde solo se esse si ritrovano con un centro che si è reso esso stesso, con la sua attività, in grado di coagulare e catalizzare il loro malcontento e incanalarlo verso un obiettivo giusto. Non è la combattività delle masse popolari che crea il centro (lo abbiamo visto in Italia nel Biennio Rosso, in Germania, in Austria e in vari altri paesi nella stessa epoca, in Italia ancora dopo la vittoria della Resistenza nel 1945); è l’avere un centro che si è conquistato la loro fiducia che rende le masse popolari combattive. Ora è proprio un partito comunista che non solo indica una giusta via di lotta, ma è autorevole, è già centro di riferimento per le ampie masse, quello che ancora manca nel nostro paese. Il nuovo PCI non è ancora quel centro. Lottiamo perché lo diventi.

Creare un simile centro resta quindi il problema da risolvere. Ma è un problema risolvibile. Nessun dei grandi partiti comunisti è nato grande, lo è diventato. Ebbene è quello che noi stiamo facendo con la linea del Governo di Blocco Popolare: ricostruire un centro autorevole perché conquista la fiducia delle masse popolari, che con un simile centro dispiegheranno i miracoli di combattività e di eroismo che hanno dispiegato in altre analoghe circostanze.

Il fattore chiave, determinante per fare con successo la rivoluzione socialista è, oggi come lo era ieri, un partito comunista che padroneggia e applica con creatività e abnegazione il marxismo-leninismo-maoismo, senza riserve né intellettuali né morali. Noi vogliamo essere questo e una scuola di formazione per tutti quelli che decidono di associarsi con noi. Arruolarsi è l’appello che rivolgiamo a ogni persona di buona volontà, a ogni lavoratore avanzato, a ogni giovane e a ogni donna generosi, capaci di dedicarsi a un’impresa difficile ma necessaria e quindi destinata alla vittoria.

Siate rigorosi nel pensare. La borghesia fa di tutto per distogliere le masse popolari dal fare la rivoluzione, pone mille ostacoli a che imparino a pensare. Ma non è in grado di impedire a noi comunisti né di pensare né di ispirare le masse popolari e mobilitarle per fare la rivoluzione socialista fino a instaurare il socialismo.

Il terreno è fertile e la stagione propizia per avanzare nella rivoluzione socialista.

È in questa prospettiva che a nome di tutti i membri del (nuovo) Partito comunista italiano auguro successo al vostro lavoro.

Compagno Ulisse, segretario generale del Comitato centrale del (n)PCI.